Una leggenda consolidatasi alla fine del sec. IX attribuisce la paternità del canto liturgico a Gregorio Magno (540 - 604) che fu Papa dal 590.
In realtà egli fu un grande riformatore della liturgia e come tale intervenne anche sui canti a essa destinati.
Nei primi secoli della sua storia il canto cristiano si diffuse e si conservò avvalendosi della sola tradizione orale. I gruppi di cantori specializzati nell'esecuzione dei canti sacri appartenevano al clero.
Si iniziò collocando direttamente sopra le sillabe del testo alcuni segni detti Neumi, i quali suggerivano l'andamento delle linee melodiche. Tale notazione prende il nome di notazione neumatica in campo aperto.
Sotto vedi un esempio di neumi in campo aperto.
Alla notazione in campo aperto si sostituì, verso la metà del sec. X, l'abitudine di tracciare sul testo una riga a secco, non inchiostrata, indicante un suono di riferimento.
I canti gregoriani si divido in canto sillabico, in cui a ogni sillaba corrisponde un suono, e canto melismatico, in cui sulla stessa sillaba vengono eseguiti più suoni.
Curiosità
La notazione sviluppatasi presso l'Abbazia di Nonantola (MO) dal sec. XI presenta neumi disgregati con diastemazia imperfetta, ma è di grande interesse per la componente ritmica.
I codici sono visionabili presso il museo dell'Abbazia.